Sinossi

OVERTURE:
Circa 3000 anni fa sulle sponde della penisola Anatolica, si ergeva maestosa la città di Troia! Era il tempo del re Priamo quando un bambino di nome Enea, figlio del principe Anchise venne scaraventato in mare dalla furia di una tempesta. Sarebbe di certo annegato se non fosse stato per un giovane pescatore che incurante del pericolo si lanciò tra le onde e lo trasse in salvo. Il suo nome era Palinuro. Negli anni che seguirono i due giovani divennero amici inseparabili ma la spensieratezza della prima giovinezza cedette il passo alla violenza della guerra. Troia fu assediata dagli Achei e per dieci lunghi anni i due amici, divenuti ormai adulti, combatterono fianco a fianco contro i perfidi Achei fino al giorno della disfatta. I superstiti troiani si videro allora costretti a partire alla volta di una nuova patria. Enea affidò il timone della nave al suo fedele nocchiero Palinuro e insieme si preparono a vivere l’avventura più straordinaria della loro vita.

PROLOGO:
Nel regno dei morti l’ombra tormentata di Palinuro vaga impaziente sulle sponde dell’Acheronte supplicando Enea o chiunque sia ancora in vita di seppellire le sue spoglie rimaste insepolte sui lidi di Velia. Solo cosi’ potrà oltrepassare l’infernale Acheronte e godere in eterno del giusto riposo. (Prigioniero del tempo)

ATTO PRIMO
Enea con accanto il padre Anchise e un gruppo di esuli troiani dà l’ultimo addio a Troia ormai consumata dalle fiamme (La Stirpe dei Troiani). Preso il mare egli torna con la mente alla sua adorata Creuza, sua moglie,persa nella notte per volere degli dei (Creusa). La nave fa tappa a Delo dove Anio, oracolo del dio Apollo, esorta i Troiani a ricercare l’Antica Madre, terra che Anchise ritiene si tratti dell’ isola di Creta. Lì i troiani costruiscono una nuova città a cui danno il nome di Pergamo (Pergamo). Ma improvvisamente sopraggiunge la peste che porta via Iride, sorella adottiva di Palinuro. La giovane prima di morire lo supplica di fuggire portando tutti con sè da quel luogo funesto (Fuggite via).
Mestamente la flotta riparte (Il pianto dei Troiani) alla volta di Butroto dove Andromaca vedova del principe Ettore e celebre indovina predice ad Enea l’itinerario da seguire per raggiungere il suolo Italico. Una volta ripreso il mare, nei pressi di Scilla e Cariddi, la nave di Enea viene trascinata dal vortice provocato dai mostri e a stento l’equipaggio riesce ad attraccare sulle coste della Trinacria.

Qui (Achemenide) un acheo al seguito di Ulisse, dimenticato sull’isola dai suoi compagni, chiede asilo ai profughi troiani e racconta loro la sua triste avventura col ciclope Polifemo. Terminato il racconto, da una rupe riecheggia l’urlo del ciclope che mette in fuga gli uomini. Raggiunta la nave il vecchio Anchise ormai stanco e affaticato si abbandona alla morte (Morte di Anchise).
La flotta riparte ma subito si scatena una tempesta. Quando sembra che tutto sia perduto, la dea Venere si rivela al figlio Enea rassicurandolo ed esortandolo a proseguire verso Cartagine. Ripreso il governo della nave i Troiani fiduciosi riprendono la navigazione (La stirpe dei Troiani Reprise).

ATTO SECONDO
I troiani sbarcano a Cartagine dove vengono accolti benevolmente dalla popolazione locale (Cartagine). Enea incontra la regina Didone e tra loro nasce una forte passione che porterà l’intera flotta a fermarsi in terra fenicia per tutto l’inverno durante il quale la regina rapita dall’amore si lega anima e corpo ad Enea come se fosse suo sposo (La passione). Solo Palinuro sembra essere in ansia per questa lunga sosta e durante un banchetto prendendo in disparte Enea fa leva sul suo senso di responsabilità, ricordandogli che la terra a cui erano destinati non era Cartagine ma l’Italia. L’eroe troiano rinsavito saluta per sempre Didone e insieme ai suoi uomini riprende il mare. Mentre i Troiani si allontanano dalla costa africana, Didone tradita e ferita maledice Enea e la sua progenie prima di trafiggersi con un pugnale (Maledizione di Didone). La flotta nel frattempo subisce la furia dei venti. Solo dopo l’intercessione della dea Venere, il dio Nettuno concede loro una serena navigazione, reclamando in cambio una vittima espiatoria. Palinuro, è l’uomo designato e sotto l’incantesimo di Morfeo scivola nel sonno e cade in mare. La sirena Kamarathon, con il suo canto lo guida verso la terraferma senza mostrargli mai il suo volto perché ciò costerebbe a Palinuro la sua stessa vita (Canto di Kamarathon). Raggiunta la costa di Velia lo sfortunato nocchiero, viene colpito a morte dagli abitanti del luogo che lo scambiano per un mostro marino. La sirena Kamarathon si mostrerà ai suoi occhi e per l’ultima volta si dichiareranno il loro amore
(Il canto di Kamarathon Reprise).

Enea dopo aver realizzato la perdita del suo migliore amico Palinuro, continua il viaggio e approda sulle coste di Cuma. Qui la Sibilla che lo conduce nell’Ade, dove sulle sponde del fiume Acheronte tra le anime degli insepolti, Enea scorgerà proprio l’ombra di Palinuro. Commossa dalla profonda amicizia tra i due, la Sibilla predice a Palinuro che presto troverà il giusto riposo dato che gli stessi velini per sfuggire ad un’orribile pestilenza seppelliranno il suo corpo ed ergeranno sulla sua tomba un cenotafio (Prigioniero del tempo Reprise). Nei campi Elisi Enea ritroverà il caro vecchio padre Anchise che anticipa al figlio il grande futuro che spetta a lui e alla sua progenie. (E’ così che vuole il fato) . Terminato il viaggio nell’Ade Enea e i suoi uomini raggiungono le rive del Tevere, termine del loro viaggio, dove la dea Venere annuncia al figlio che egli sarà il fautore di una nuova civiltà che porterà alla nascita della più grande città del mondo: Roma Caput Mundi (Una nuova civiltà).


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